ABATTOIR BLUES

spettacolo comico satirico

di e con Luigi Ciotta

Regia Adrian Schvarzstein
Aiuto regia Francesco Sgrò
Scenografia Yasmin Pochat e Augusta Tibaldeschi
Costumi Roberta Vacchetta
Luci e Suono Luca Carbone

Progetto Vincitore “Orango Bando 2018” – COOPERATIVA ITALIANA ARTISTI
Premio Emilio Vassalli 2019 – FESTIVAL CIRCONFERENZE

PRESENTAZIONE

Abattoir Blues è l’ultimo spettacolo della Trilogia dell’Abbondanza. Dopo gli sprechi alimentari (Funky Pudding – 2009) e l’abuso di zuccheri (Sweet Dreams – 2014), Luigi Ciotta porta nuovamente all’attenzione dello spettatore un tema caldo dei nostri tempi: il maltrattamento degli animali negli allevamenti intensivi e il rapporto ambivalente con la carne, caratterizzato da sempre nuovi tabù. Anche questa volta non si vuole puntare il dito contro qualcuno. Il tema è l’uomo, con le sue contraddizioni e debolezze nell’affrontare i sentimenti più oscuri della sua anima, della sua parte più bestiale, rappresentata proprio dal rapporto con gli animali in scena. A ciascun animale spetterà una sorte diversa, così la macellazione diventerà un pretesto per esibirsi in numeri comici circensi e grandi classici della magia. Un maiale prima di essere macellato verrà tagliato a pezzi per essere poi ricomposto in una scatola magica. Un coniglio riapparirà da un cappello per scappare al suo destino, mentre una gallina obesa sparirà da una gabbia troppo stretta per contenerla. Dei polli diventeranno cavie contro le quali lanciare coltelli prima di essere appesi al gancio e offerti al pubblico nella formula “già spennati”, mentre interiora di animali fatte di corde e nodi prenderanno vita in esercizi di illusionismo sempre più complicati. Una pecora verrà suonata come cornamusa ed un mezzo manzo appeso ad un palo diventerà un partner per un acrobatica scena di Tango.

APPROFONDIMENTO

Il carro caotico nel quale gli animali sono stipati ci riporta anche alla tratta degli esseri umani che ieri come oggi avviene nel nostro mondo, un parallelismo simbolico che richiama la mercificazione della carne nel suo aspetto più basilare. Ispirandosi ai barconi stracarichi di immigrati che solcano le acque del Mediterraneo, questo carro potrebbe quindi anche essere una “contemporanea” Arca di Noè che però non porterà in salvo questi animali che in un gioco di roulette russa si ritroveranno uno ad uno in un mattatoio. Per quanto le azioni siano crude e violente, lo spettacolo segue sempre la dinamica del contrasto, i gesti più violenti sono delicati e leggeri, in una dimensione in cui il senso del tatto sarà sicuramente uno degli aspetti più esplorati nel corso della sua creazione. Il protagonista è un semplice lavoratore di un macello che subirà profondi cambiamenti nel corso dello spettacolo. Una persona dai tratti borderline, sola, che trascorre la vita in mezzo ad animali, vivi e morti. Il suo è un lavoro alienante, ripetitivo, che si presta alla coreografia del movimento e alla giocoleria per esprimere la sua tensione relazionale con la vita, sospesa tra la gravità e la morte. Gli animali, vivi e morti, sono gli unici compagni di questo suo fare, ed è con loro che si rapporta in ogni momento, in un gioco di proiezioni in cui vittima e carnefice vedono i propri ruoli invertirsi progressivamente.