MANI DI SARTA

regia Andrea Di Palma
con Andrea Di Palma
testo di Andrea Di Palma e Federica Ponza
musiche originali Francesco Cellitti

Prod. Compagnia MadeInTerraneo
con il sostegno del Festival Montagne Racconta

Finalista Tuttoteatro.com – “Dante Cappelletti” 2021
Selezione Strabismi Festival 2022
Selezione Rassegna Pillole 2022 – FortezzaEst
Segnalazione nel Dossier Risonanze Network 2022
Selezione Piccolo Teatro degli Instabili Assisi stagione 2023-2024

SINOSSI

Mia nonna Maria ha fatto la sarta per una vita. Le mani di sarta sanno unire, cucire, legare; un filo e un ago fra le dita ti prendono le misure di pelle e cuore. Ha preso le misure di pelle e cuore di tutto il paese, mia nonna. Se ad Anagni volevi un vestito da sposa, dovevi andare da Maria. E su quei vestiti da sposa ha cucito la sua storia personale con tutte le stoffe di vita che incontrava.

Dalla finestra affianco alla sua macchina da cucire, le scorreva davanti una Valle del Sacco a cui tutti prendevano le misure e tutti disegnavano un vestito nuovo. Con l’Italia che dettava la moda e la Ciociaria che la seguiva. Quella Ciociaria che oggi sembra una sposa abbandonata sull’altare: terra avvelenata con un fiume pieno di schiuma.

Ricordo mia nonna. Il rumore della sua macchina da cucire, le sue favole, gli abiti che faceva e quei quattro vestiti lasciati interrotti, mai finiti: “qua se fanno più funerali che matrimoni, ormai”. E forse, ora, è il momento di finirli questi vestiti, nonna…

NOTE DI REGIA

Mani di sarta nasce dalla mia necessità di raccontare una terra che mi sembra di non conoscere più.

Nei racconti di mia nonna c’erano la sua Anagni, la sua Ciociaria e un legame con la sua terra che era così profondo da diventare parte della sua identità, della sua quotidianità, del suo essere. Per mia nonna e per chi come lei viveva ad Anagni, il luogo in cui si nasceva non era un elemento che si inseriva in modo casuale tra gli altri dati anagrafici, ma era un qualcosa di fondante: terra che era proprietà, patrimonio ed eredità; terra che era ricordi e famiglia; terra croce e delizia; terra che era orologio e calendario; terra che veniva lavorata e insieme lavorava dentro.

Io tutto questo non lo vedo più, nonostante ci sia nato e vissuto in questa terra. Perché?

Perché c’è stato un cambio di identità profondo di questa terra che da madre in grado di dare la vita, nutrire, far crescere, prosperare è diventata suo malgrado figlicida, sterile, avvelenata, portatrice di morte. Una terra che ha anche un nome diverso ormai: SIN, Sito di Interesse Nazionale, un bel nome per una terra che puzza…

Mani di Sarta è la mia personale ricerca di una nuova memoria di questa terra, di queste colline a sud di Roma, che si alzano lungo tutto un fiumiciattolo chiamato Sacco. Un dialogo intimo tra me e Maria, nonna, su quanto successo in questa Valle del Sacco dagli anni ’50 fino ad oggi.